Nota Critica di Elena Gollini (2015)


La pittura iperrealista, conosciuta anche con il termine di "fotorealismo" ha come punto di riferimento di partenza l'immagine fotografica, che attraverso una serie di tecniche viene traslata, trasferita e trasportata sulla tela, dando vita a rappresentazioni così sorprendenti e nitide, da fare a gara con la foto stessa e arrivando quasi a identificarsi con essa. L'iperrealismo è una corrente nata negli Stati Uniti sul finire degli anni sessanta, che continua ancora oggi ad affascinare e stupire, conquistando apprezzamenti e consolidando una posizione di rilievo nel multiforme panorama dell'arte.

Su questo filone, con autorevole esperienza e competenza, si muove la produzione pittorica di Mauro Martin, con un itinerario che si snoda e si sviluppa lungo un registro iperrealistico personale, con uno studio accurato e minuzioso del vero, una stesura cromatica realizzata efficacemente, l'incidenza luminosa dei giochi chiaroscurali di ombre e luci e il calcolato dispiegarsi della componente di lirica suggestione visiva, che integra e completa la prospettiva d'insieme. La sua è una pittura curata e ponderata, che risponde ai dettami dialettici caratterizzanti della tradizione iperrealista, sottolineati e rafforzati dal sapiente uso e dosaggio del colore, distribuito sempre in modo incisivo e bilanciato. Per Martin il dipinto si trasforma in un "libro" virtuale, che invita ad essere letto e sfogliato attentamente e lentamente, analizzando ogni singolo dettaglio e fattore narrativo, che lo compone.

Il territorio pittorico diventa il contenitore simbolico di un linguaggio semantico con un'espressione stilistica unica ed inconfondibile, che esalta il particolare nel multiforme e sfaccettato universo dell'arte. La pittura di Martin possiede un'ampia armonia di proporzione, sia nella costruzione del tratto segnico sia nella distribuzione cromatica. Protagoniste indiscusse sono le figure femminili, con forme suadenti, sinuose, morbide, seducenti, intriganti e al contempo eleganti e misteriose, che vengono immerse dentro lucenti cornici di luce, con riflessi luminosi ed enigmatiche trasparenze di avvolgente intensità e sono inserite in ambientazioni sobrie, ricercate e volutamente prive di sofisticati elementi di lusso di contorno, per dare la massima centralità alla loro fisionomia e alla loro naturalezza corporale mai forzata.

Egli si appresta all'atto creativo con semplicità d'approccio e spontaneità espressiva, ma al contempo vuole, con vigorosa consapevolezza, riaffermare e riacquistare la "sacralità" delle forme, nella loro perfetta e impeccabile definizione, scevre da ogni elemento superfluo di esagerata enfatizzazione, per coglierne la valenza primaria e sostanziale. La ricerca è supportata e sollecitata dalla forte carica emotiva e passionale. L'atto creativo consiste nel trasferire sulla tela l'essenza vibrante e intrinseca del suo animo, evocando "visioni speciali e momenti magici" di profonda emozione, di cui rendere attivamente partecipe il fruitore.

La maturità acquisita nella rappresentazione del vero e nell'ambito della fotografia artistica ad alto livello, unitamente agli approfonditi studi fatti in materia, dai grandi maestri dell'epoca del rinascimento fino ai giorni nostri, gli hanno permesso di formarsi un prezioso patrimonio tecnicostrumentale, concretizzando al meglio il suo "pensiero pittorico". Oltre alla padronanza tecnica emerge il senso dell’espressività, che si colloca nell'ambito di un messaggio sotteso a sfondo delicatamente poetico. Lo scenario non risulta mai volgare ed ostentato, neanche nelle composizioni di nudo femminile, che conserva la pregnanza di vero e proprio "nudo d'arte", intriso di tensioni emozionali, di afflato spirituale e di raffinato lirismo, all'insegna di una rievocazione colma di forza e potenza comunicativa.

Il ruolo della donna non viene mai finalizzato alla "mercificazione" carnale e corporale, ma viene destinato e innalzato alla celebrazione del culto della bellezza, dell'assoluta armonia, della fisicità dolce e soave e mai oscenamente provocante. All'occhio attento dello spettatore non sfuggono l’originalità e l'autonomia dello spessore artistico, che si traducono in una stesura pittorica inedita, dinamica, sicura, determinata, senza pause e ripensamenti, con un linguaggio concreto e tangibile, frutto di una miscela cromatica e luminosa, di un tratto segnico impeccabile e di componenti ed elementi subliminali di fondamentale significato, da carpire e interpretare al di là della visione estetica. Le figure sembrano racchiuse dentro una "bolla virtuale" di silenzio rarefatto e solenne, in una dimensione calma e pacata, in un'atmosfera metafisica e quasi surreale, volutamente lontana e distante dal vertiginoso e concitato flusso frenetico della vita quotidiana.

L’autore ci offre immagini nitide, pulite, pure, luminose, reali, fotografiche, inserite in una formula di "visionarietà idealizzata" dove ogni singolo soggetto e oggetto raffigurato presenta dei contorni distintivi netti, precisi, definiti, compiuti. I ritratti, i volti e i nudi appaiono vivi e vitali, nello sguardo, nella postura e nella gestualità, con un sorprendente effetto di plastica tridimensionalità, che sembra proiettarli fuori dalla tele, come animati da pulsioni dinamiche e da movimento proprio e indipendente.

L’abile gioco delle modulazioni cromatiche rende l'immagine riprodotta come la percezione di quanto l'artista vede nel riflesso dei soggetti e degli oggetti. L'opera non è mai soltanto una copia descrittiva di quanto osservato fine a se stessa e provoca nell'osservatore la percezione di guardare una realtà recepita tramite l'incipit propulsore emotivo, che funge da filtro canalizzante e guida l'azione progettuale ed esecutiva dell’artista. I quadri, spingendosi oltre la mera abilità tecnica, acquistano in maniera del tutto naturale il "Dono dell’eternità".

I soggetti hanno l’identità di rielaborazioni artistiche, che si discostano dal meccanismo emulativo del "copia-incolla" della realtà e assumono una caratterizzazione propria e diversificata. Martin sente l'esigenza di fare vedere "il suo tutto" attraverso il massimo risalto del particolare, di concepire la spiritualità attraverso il carnale, di ottenere una prospettiva di teatralità perseguendo "l'umanizzazione" della realtà e infondendo un senso di "immortalità" simbolica e di sublimazione dell'arte. Come diceva Jean Baptiste Camille Corot "La realtà produce una parte dell'arte, il sentimento la completa".

Elena Gollini - Settembre 2015

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